486 chili in 9 mesi (e non sentirli).

Auguri da .puntozero

Goffredo d'Onofrio

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Quando c’è qualcosa da costruire c’è un momento, un istante, un attimo in cui tutto sembra lontano, quasi avvolto dalla nebbia. È quel momento in cui stai pensando a come trasformare le tue sinapsi in azione, in un progetto, in un’idea. Molto spesso, quel momento deve essere fermato, altrimenti c’è il rischio che se ne vada via. Perso chissà dove, recuperato chissà quando: forse dopo, forse mai. È l’essenza della creatività, quella. Del coraggio di iniziare qualcosa che solo la nostra mente è in grado di percepire, di definirne i confini.

Pensateci un secondo: accade molto più spesso di quanto si possa immaginare. Ci è successo da piccoli, quando nostro padre ci ha tolto le rotelle dalla nostra prima vera bicicletta e abbiamo provato una vertigine; ci è successo la prima volta che abbiamo desiderato dare un bacio; ci è successo l’istante prima di tirare un calcio di rigore, o di suonare davanti al pubblico; o davanti al nostro primo progetto.

A noi è successo anche con .puntozero. All’inizio non c’era niente, solo attività elettrica nel nostro cervello, solo una proiezione di futuro che poteva in potenza restare lì, avvolta nell’indeterminatezza.

Eppure è diventata realtà. È davvero un secondo e non c’è altro modo per spiegarlo.

Nove mesi fa è nato .puntozero. È nato perché abbiamo avuto il coraggio, la sfrontatezza, il desiderio, la bramosia, l’opportunità, l’aiuto necessario per fermare quel momento. Da allora sono passati 9 mesi, seimilacinquecentottanta ore. In una clessidra enorme in cui sono sufficienti 75 grammi per misurare un’ora, .puntozero pesa 486.000 grammi, 486 chili. Per ogni granello che si è trasformato in tempo abbiamo provato un brivido, un’emozione. Ci siamo impegnati per modificare l’idea in realtà.

Ogni istante che passa lavoriamo per difendere la nostra scelta. Che non è rivoluzionaria, sia chiaro. Ma che per noi ha rappresentato un modo nuovo di concepire il lavoro e, di conseguenza, un modo nuovo per creare qualcosa che ci somigliasse sempre di più.

Per questo, ogni granello, ogni secondo, ogni ora spesa a pensare, immaginare, discutere di .puntozero rappresenta un viaggio. Perché quel tragitto tra idea e realtà è ancora lungo. Perché non bastano 486 chili di sabbia per costruire un palazzo. Ma bastano per gettare le fondamenta. Di quelle solide, di quelle che, tra un po’, sapranno sorreggere il peso della concretezza delle nostre idee, dei nostri sogni, dei nostri desideri, dei nostri progetti.

Si chiude un 2016 in cui abbiamo fatto fatica, percorso strade a volte difficili, cambiato direzione. Ma nemmeno per un istante abbiamo sentito il peso di questi chili. Un 2016 in cui abbiamo scritto, girato, immaginato, sperimentato, viaggiato, incontrato. Ed è anche merito di chi ci ha sostenuto, di chi ha incrociato la sua strada con la nostra. Per questo vi auguriamo un felice 2017 con un piccolo riassunto di questi 486 leggerissimi chili, la nostra personalissima lista di cose belle fatte, sentite e viste durante il 2016. Auguri di cuore.

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